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Il sentiero della Pace

un’introduzione ai riti funebri

nella tradizione della Nichiren Shu

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Introduzione

La morte rappresenta la più grande sofferenza che ogni essere umano è chiamato ad affrontare, un destino inevitabile che accomuna tutti. La separazione dai propri cari, dai familiari e dagli amici, è un dolore straziante per chi rimane. Non importa quanto potere, ricchezza o status si possiedano: nessuno può sfuggirvi. Proprio attraverso il confronto con la morte, possiamo giungere a comprendere il vero significato della nostra esistenza. Questo è il profondo valore spirituale del celebrare i riti funebri: un momento non solo di lutto, ma anche di riflessione sull’essenza della vita. 

Il Buddha insegna che esiste un profondo legame karmico tra ciascuno di noi, tra coloro che ci hanno preceduto e coloro che verranno dopo. Gli sforzi e i sacrifici delle nostre famiglie del passato hanno reso possibile il momento presente e i benefici di cui godiamo oggi. Allo stesso modo, le nostre azioni di oggi influenzeranno direttamente il benessere o la sofferenza delle generazioni future. Incontrare il Dharma in questa vita è un dono prezioso che dobbiamo alle nostre famiglie del passato, e abbiamo la responsabilità di trasmettere questo beneficio a chi verrà dopo di noi. 

Celebrare i vari riti funebri è un modo per onorare coloro che ci hanno lasciato, riconoscendo i sacrifici e gli sforzi che hanno compiuto per noi. Attraverso i vari servizi, accumuliamo meriti che possiamo dedicare ai nostri antenati, sostenendoli nel loro cammino spirituale. 

Nel Buddhismo, la morte non segna la fine della vita, ma una transizione, perché magazzino del karma continua oltre la fine del corpo fisico. Per questo, il legame tra i defunti e i vivi non si interrompe mai. Tuttavia, non possiamo sapere con certezza in quale stato spirituale si trovino i nostri cari defunti. 

Secondo gli insegnamenti del Buddha, il karma accumulato nelle vite passate e in quella più recente determina se i defunti tenderanno verso stati mentali felici o infelici, influenzando così le loro future rinascite. Attraverso la pratica Buddhista, possiamo dedicare i meriti delle nostre azioni positive ai defunti, aiutandoli a rinascere in condizioni migliori, persino nella Terra Pura del Buddha Eterno Shakyamuni, dove potranno raggiungere più facilmente la Buddhità. 

I riti funebri nella tradizione Nichiren Shu sono delle cerimonie che accompagnano lo spirito del defunto verso questa Terra Pura. È un momento in cui i familiari, uniti nella preghiera, desiderano per il loro caro una partenza serena e un’armoniosa transizione verso la prossima esistenza. 

In questo contesto, i riti funebri non sono solo un addio, ma un’opportunità per riflettere sul ciclo della vita e della morte, e per trovare conforto nella fede che il defunto possa raggiungere la pace eterna. Queste pratiche non solo accompagnano il trapasso con devozione, ma offrono anche conforto a coloro che rimangono, sostenendoli nel momento del distacco. In questo modo, anche di fronte alla morte, possiamo trovare un senso di armonia e di connessione spirituale, grazie alla fede e alla pratica quotidiana.

 

 

Come agire quando un caro sta per lasciarci

Quando si viene a conoscenza che un parente o un amico sta per lasciare il corpo fisico, è fondamentale contattare immediatamente il monaco responsabile del tempio. Il monaco, con la sua esperienza e saggezza, fornirà indicazioni chiare su come procedere e si recherà tempestivamente sul luogo per assistere la persona nel suo ultimo viaggio. La sua presenza non solo offre supporto spirituale, ma aiuta anche a creare un’atmosfera di serenità e rispetto, accompagnando con compassione sia il morente che i familiari in questo momento delicato.

 

 

I riti

I. Sutra dell’Ultimo Momento

Il Sutra dell’Ultimo Momento, o Pratica del Passaggio Sereno è una cerimonia svolta in presenza di una persona che sta per lasciare il corpo fisico. Questa pratica ha lo scopo di accompagnare il defunto nel suo ultimo viaggio, aiutandolo a raggiungere uno stato di pace e illuminazione. Potrebbe sembrare che la persona morente, specialmente se apparentemente incosciente, non sia in grado di sentire, ma non è così. Il senso dell’udito rimane attivo per un certo periodo, anche dopo che il cuore ha smesso di battere. Per questo motivo è fondamentale recitare il Sutra del Loto e l’Odaimoku, che hanno il potere di purificare i sei organi sensoriali e di trasformare le illusioni in illuminazione. Nichiren Daishōnin insegna che, nel momento finale, recitare Namu Myōhō Renge Kyō può trasformare tutto il karma negativo accumulato in questa vita e nelle vite precedenti nel seme della Buddhità. 

Dopo aver assistito il defunto al momento del trapasso, il primo passo è informare i parenti stretti, il tempio di famiglia e altre persone importanti il più rapidamente possibile. Inoltre, è necessario contattare un’agenzia funebre per coordinare le successive disposizioni.  

 

II. Sutra del Cuscino

Dopo il trapasso, il primo servizio da tenere è il Makura-gyō. Questo rito si svolge accanto al corpo del defunto, prima che gli addetti alle pompe funebri lo portino via dall’ospedale o dalla casa. Il termine Makura significa “cuscino”, e il servizio è chiamato così perché si tiene vicino al letto o al luogo in cui il defunto ha riposato. 

Il significato di Makura-gyō risiede nell’offrire preghiere al Buddha Eterno Shakyamuni, ai Buddha e alle divinità dei Dieci Regni, e al Fondatore Nichiren Daishōnin, riportando il trapasso del defunto e pregando per il suo viaggio verso la Terra Pura del Sacro Monte dell’Aquila.

Uno dei momenti salienti di questa cerimonia è “L’acqua del momento finale”. Confermato il decesso, la famiglia offre al defunto l’ultimo sorso d’acqua. Si impiega un pennello sul quale viene legata una garza o del cotone per inumidire le labbra del defunto con acqua. L’origine di questa pratica risale alla storia del Buddha Shakyamuni, che, poco prima di entrare nel Parinirvana, chiese dell’acqua, che fu offerta da una divinità.

 

III. Inumazione

Dopo la conclusione di Makura-gyō, il corpo viene collocato nella bara. Durante l’inumazione, vengono posti accanto al corpo, o fatti indossare al defunto, oggetti come il juzu. Sarebbe auspicabile che, durante la vita, la persona avesse visitato i luoghi sacri legati a Nichiren Daishōnin, come Monte Minobu e Ikegami, e avesse ottenuto il sigillo rosso sul proprio abito da pellegrinaggio (Gyō-e). Questo abito, con il sigillo, può poi essere utilizzato come veste funebre e indossato dal defunto a testimonianza della sua fede e relazione col Buddha e Nichiren Shōnin.

Questo approccio si basa sulla comprensione che il funerale rappresenta l’inizio del viaggio verso la Terra Pura del Sacro Monte dell’Aquila. Inoltre, si possono aggiungere oggetti particolarmente cari al defunto, oppure includere scritti come sutra copiati a mano. Il monaco inserirà nel feretro un Mandala Gohonzon speciale iscritto a mano per la protezione dello spirito e per favorire il viaggio nel regno dei defunti.

 

IV. Veglia

Si tratta del servizio funebre che si tiene la notte prima del funerale. I familiari, i parenti e le persone che erano vicine al defunto si riuniscono per offrire la recitazione del Sutra e dell’Odaimoku pregando per la sua pace spirituale. Il monaco officiante offrirà un Discorso di Dharma in cui solitamente è spiegata l’origine del Nome di Dharma Buddhista e in seguito vengono condivisi i ricordi del defunto, trascorrendo così la notte.

 

V. Cerimonia di Cremazione o Sepoltura

Dopo l’arrivo al crematorio, si svolge la cerimonia quando la bara viene posta nel forno crematorio. Una volta che la bara è stata posta nel forno, si offre incenso e si recita il Jigage, seguito dall’Odaimoku. Terminata la cremazione si ritorna a casa o al luogo dove si è tenuta la veglia e si collocano le ceneri, la foto del defunto e la tavoletta commemorativa temporanea in legno bianco (Oihai) sull’altare, a volte chiamato “altare del periodo intermedio”, per svolgere un servizio funebre. In caso di sepoltura, la cerimonia viene fatta al cimitero.

 

VI. Funerale 

Il funerale è il momento sacro più importante in cui lo spirito del defunto viene presentato al Buddha Shakyamuni e a Nichiren Shōnin, accompagnato dall’assegnazione di un nuovo nome Buddhista (Hōgō) simbolo della sua nuova identità spirituale. Durante la cerimonia, vengono ricordate le gesta e le virtù del defunto, celebrando la sua vita e il suo cammino.

La parte centrale e fondamentale del funerale è la lettura di Indo-mon, un testo sacro che guida lo spirito del defunto verso il Regno del Buddha. Indo-mon è un momento di profonda connessione spirituale, in cui il monaco invoca la presenza del Buddha Eterno Shakyamuni e di Nichiren Shōnin. Il monaco si rivolge direttamente allo spirito del defunto, ricordandogli che, pur avendo lasciato il corpo fisico, la sua essenza spirituale è viva e unita a quella del Buddha. Attraverso la recitazione del Sutra del Loto e delle parole di Nichiren Shōnin, si offre al defunto un “veicolo” per attraversare il fiume che separa questo mondo dal regno spirituale, illuminando il suo cammino verso la Terra Pura. 

Il funerale si conclude con una preghiera, con cui si trasferisce il merito accumulato durante la cerimonia al defunto, affinché possa lasciare ogni sofferenza e raggiungere l’emancipazione. Si prega affinché lo spirito, ascoltando e accettando l’insegnamento dell’Unico Veicolo, possa giungere immediatamente nella Terra Pura del Sacro Monte dell’Aquila, essere ammesso alla presenza del Buddha e di Nichiren Shōnin, e incarnare le virtù di purezza, beatitudine, eternità e vero sé. 

 

VII. Servizi durante il periodo intermedio

Il periodo di Chūin 中陰, il periodo intermedio dopo la morte, è un momento cruciale per pregare per il defunto e aiutarlo nel suo viaggio verso la prossima vita. Si tratta di un periodo in cui lo spirito attraversa una fase di transizione.

Il termine Chūin deriva dall’antica credenza indiana secondo cui gli esseri umani sono soggetti alla rinascita ciclica. In questa visione troviamo quattro momenti: il momento della nascita in questo mondo始有, il periodo della vita札有, il momento della morte死有 e il periodo tra la morte e la prossima rinascita中有. Questo periodo intermedio dura 49 giorni. Questa idea è stata incorporata nel Buddhismo, e così si è sviluppata la pratica di celebrare un servizio memoriale ogni sette giorni, a partire dal giorno della morte.

Quando una persona muore, è detto che 49 chiodi vengano piantati nel suo corpo e nel suo spirito, impedendogli di muoversi. Ogni sette giorni, a partire dal giorno della morte, si tengono servizi memoriali per rimuovere sette di questi chiodi, fino a che tutti e 49 non saranno eliminati, liberando così lo spirito del defunto. Il 49° giorno lo spirito si trova davanti a sei porte senza indicazioni. Ognuna di queste porte conduce a uno dei sei regni dell’esistenza: inferno, spiriti affamati, animali, asura, esseri umani o esseri celesti. Lo spirito del defunto sceglierà la porta in base al karma commesso durante la vita terrena.

Anche se può sembrare che noi non abbiamo un ruolo attivo nel viaggio di 49 giorni del defunto, non è così. Possiamo aiutare lo spirito del defunto recitando Namu Myōhō Renge Kyō, l’Odaimoku che rappresenta la natura di Buddha presente in tutti noi. Recitando l’Odaimoku durante i 49 giorni, risvegliamo la natura di Buddha del defunto. Questa natura può essere immaginata come il nucleo di un seme, mentre il guscio esterno rappresenta il karma negativo accumulato nelle vite precedenti. Più recitiamo Odaimoku, più la natura di Buddha cresce, fino ad emergere dal guscio. Anche se questo è un processo lento, più recitiamo, più la natura di Buddha si manifesta, finché finalmente appare germogliando attraverso il guscio esterno. La pratica Buddhista ha l’importante scopo di donare felicità non solo a noi stessi, ma anche agli altri, compresi i defunti.

In Giappone, per il 49° giorno, si preparano 49 piccoli dolci di riso da offrire all’altare del defunto. Questo gesto simbolico rappresenta un’offerta di sostegno e preghiera per il defunto durante il suo viaggio verso la prossima vita.

Il 49° giorno dopo la morte è chiamato “la fine del periodo di lutto”. In questo giorno, i familiari in lutto tornano alla loro vita quotidiana. Inoltre, l’altare temporaneo viene smontato, la tavoletta commemorativa in legno bianco viene restituita al tempio familiare e la foto del defunto viene esposta nell’altare Buddhista di casa.

 

VIII. Servizio del centesimo giorno

Il centesimo giorno dopo la morte si tiene un servizio memoriale a cui partecipano i parenti stretti. Questo è il più grande servizio dopo il 49° giorno. Fino al periodo di Chūin (periodo intermedio), c’è un senso di fretta e di pressione, ma con il centesimo giorno, i familiari iniziano a trovare un po’ di pace. Il dolore si attenua e le lacrime si fermano. Sia il 49° giorno che il 100° giorno sono momenti significativi, e i servizi memoriali vengono celebrati con una scala simile.

IX. Servizio annuale 

Il servizio annuale è un servizio commemorativo che si tiene ogni anno per onorare il defunto. È comune invitare i parenti stretti e le persone che avevano un legame profondo con il defunto, oppure celebrare il servizio solo con i familiari più intimi.

Onorare e proteggere gli antenati significa anche guardare alle proprie radici e proteggere la propria vita. Inoltre, questo aiuta ad aprire il futuro per i discendenti e a contribuire alla società attraverso una vita basata sulla fede. Pertanto, è importante celebrare servizi commemorativi nei giorni dell’anniversario della morte e negli anniversari annuali, pregando per la pace degli antenati ed esprimendo gratitudine.

 

Il significato del Nome di Dharma

Hōgō 法号è il nome che si riceve come discepolo del Buddha. Questo nome viene conferito a coloro che, guidati dagli insegnamenti di Nichiren Shōnin, entrano nella fede del Sutra del Loto. In origine, dovrebbe essere ricevuto durante la vita, ma per varie ragioni, spesso viene conferito solo dopo la morte.

Hōgō è composto da quattro parti: Ingō (titolo onorifico), Dōgō (titolo di percorso), Nichigō (titolo di Dharma) e Igō (titolo di rango). Questi elementi riflettono la profondità della fede e la virtù della persona.

Hōgō viene conferito dal monaco dopo aver considerato vari fattori, come la profondità della fede, le virtù personali, i contributi alla società e alla comunità religiosa, nonché l’armonia con i Hōgō degli antenati o del coniuge.

Pertanto, se si è un fedele della Nichiren Shū, è auspicabile ricevere Hōgō durante la vita, basandosi sulla fede nel Sutra del Loto. Nel caso di una persona defunta, i familiari dovrebbero parlare con il monaco della vita del defunto, affinché venga conferito un Hōgō adatto.

 

 

La struttura è:

 

1. Ingō 院号: In passato, era riservato solo a persone di alto rango.

2. Dōgō 道号: Un titolo che indica l’ingresso nel sentiero del Buddha.

3. Nichigō 日号: Il vero e proprio Hōgō, in cui un carattere può essere preso dal nome secolare del defunto.

4. Igō 位号: Conferito in base all’età, al sesso e alla profondità della fede.

 

 

L’Oihai

L’Oihai 位牌 proviene dal sincretismo dell’idea popolare secondo cui uno spirito può risiedere in un oggetto e del Sotoba, una tavoletta di legno a forma di torre, iscritta per il riposo dei defunti.

            L’Oihai fu introdotto in Giappone dalla scuola Zen nel periodo di Kamakura e si diffuse ampiamente nel periodo Edo.

 

 

           

Sulla tavoletta è inciso il nome Buddhista, noto in giapponese come Hōgō 法号, che viene utilizzato per i defunti in tutte le funzioni commemorative. Nella Nichiren Shu, nella parte superiore, prima del nome postumo, vengono iscritti i caratteri Myō Hō妙法 o Dharma Meraviglioso.

            Mentre i toba vengono iscritti a beneficio del defunto in occasioni speciali e poi cremati, le tavolette ancestrali sono utilizzate come rappresentazioni fisiche del defunto e sono custodite in modo perenne. Una volta ricevuta l’apertura degli occhi, ovvero la consacrazione, l’Oihai diviene la casa perpetua dello spirito.

            Incenso, preghiere e letture del sūtra sono offerti davanti all’Oihai nello stesso modo in cui vengono fatte offerte ad altre immagini Buddhiste. La famiglia custodisce gli Oihai nell’altare di casa e vengono fatte offerte quotidiane di cibo, acqua e fiori per onorare i defunti.

            Il Gran Maestro Fondatore Nichiren Shōnin ha dichiarato in Hōren-shō:

 

Ogni carattere del Sūtra del Loto è un Buddha vivente, ma visto attraverso l’occhio nudo della persona comune non sembra nient’altro che un carattere. Per esempio, il fiume Gange può sembrare fuoco ad uno spirito affamato, acqua ad un essere umano e nettare ad un essere celeste. La stessa acqua sembra differente, a seconda della circostanza in cui vive il soggetto. Questi caratteri del Sūtra del Loto non possono essere visti affatto dai ciechi, sembrano caratteri neri all’occhio nudo delle persone ordinarie, il cielo all’occhio saggio dei Due Veicoli, varie dottrine all’occhio del Dharma del Bodhisattva e Buddha all’occhio del Buddha di coloro il cui seme del Buddha è maturo. Quindi, è predicato nel capitolo “Contemplando lo Stūpa di Tesori” del Sūtra del Loto: ‘Colui che sostiene questo Sūtra, sostiene il Buddha,’ e il Gran Maestro T’ien T’ai dichiara nel suo Ryaku Hokekyo: ‘Credo al Sūtra del Loto, costituito da 8 fascicoli, 28 capitoli e 69.384 caratteri. Ogni carattere è un vero Buddha che predica il Dharma a beneficio degli ascoltatori.’ Contemplando queste dichiarazioni, tu, monaco Hōren ogni mattina produci caratteri dorati dalla tua bocca. Quando leggi e reciti i versi del Jiga-ge produci cinquecento dieci caratteri dorati. Ogni carattere si trasforma nel sole che a sua volta diviene il Buddha Shakyamuni che emette raggi di luce splendente che risplendono su tutta la terra, sui tre regni malvagi e sull’Inferno di Sofferenza Incessante, e in tutte le direzioni: nord, sud, est e ovest. Risplendono dal Regno Celeste in cui vi è Pensiero e Non Pensiero fin alla cima del Regno della non forma, volgendo lo sguardo ovunque, verso gli spiriti dei defunti. Incontrando lo spirito di tuo padre, gentilmente domanderanno: ‘Chi pensi che siamo? Siamo i caratteri del Jiga-ge del Sūtra del Loto recitati ogni mattina da tuo figlio Hōren. Saremo i tuoi occhi, orecchie, gambe e mani.’ Quindi lo spirito di tuo padre dirà: ‘Mio figlio, Hōren, non è mio figlio ma un ‘buon amico’ che mi guida alla Buddhità’ e ti venererà per tutto il mondo di Sahā. Questa è senza dubbio vera pietà filiale.

 

Ha dichiarato inoltre in Kaimoku-shō:

 

La pietà filiale della Scuola del Confucianesimo si li­mita a questa vita. Dal momento che non aiuta i genitori nella vita futura, i suoi uomini saggi e sapienti sono solo nomi vuoti senza realtà. Altre scuole non Buddhiste pos­sono conoscere le vite passate e future ma non hanno un modo per salvare i genitori. Solo il Buddhismo può aiu­tare i genitori nelle vite future. Quindi nel Buddhismo quelle persone si meritano il nome di “uomo sapiente e saggio.” Anche nel Buddhismo, comunque, secondo va­rie scritture e sette esposte prima del Sūtra del Loto, le persone erano incapaci di ottenere l’illuminazione per se stessi, tanto meno era possibile per i genitori. Sono solo parole senza significato. Solo quando venne esposto il Sūtra del Loto, e venne detto che le donne avrebbero potuto ottenere la Buddhità, allora l’ottenimento della Buddhità da parte delle nostre madri divenne possibile, e quando venne detto che anche una persona malvagia come Devadatta avrebbe potuto ottenere la Buddhità, al­lora l’ottenimento della Buddhità da parte di nostro pa­dre divenne possibile. Questo è il Sūtra della pietà filiale tra tutte le scritture Buddhiste.

 

            Richiedere un Oihai è un gesto di grande pietà filiale: lo spirito risiederà per sempre nell’altare, vicino al Buddha, e potrà ascoltare e ricevere l’Odaimoku grazie al quale rinvigorirà la natura di Buddha.

            Nel Sūtra del Loto, capitolo XII “Devadatta” è detto:

 

I buoni uomini o le buone donne che in futuro ascolteranno questo capitolo Devadatta del Sūtra del Loto con fedele rispetto causato dalle loro pure menti e che non nutriranno dubbi, non cadranno nell’inferno, nelle regioni degli spiriti affamati o nella regione degli animali. Rinasceranno innanzi ai Buddha dei mondi delle dieci direzioni. Udranno sempre il Sūtra nei luoghi di rinascita. Anche quando rinasceranno tra dei e uomini, saranno loro donati piaceri meravigliosi. Quando rinasceranno innanzi ai Buddha, appariranno sempre su fiori di loto.

 

Nel Sūtra è detto che non cadremo nelle regioni dell’inferno, degli spiriti affamati o degli animali. Invece nasceremo tra gli esseri umani o nel Regno Celeste e ci verranno donati piaceri meravigliosi. Quando rinasceremo davanti ai Buddha, appariremo su fiori di loto.

Guardate bene l’Oihai, la base ha la forma di petali di fiore di loto, come detto nel Sūtra. Tutti coloro che hanno ricevuto il nome Buddhista e il servizio funebre condotto secondo i riti della Nichiren Shū, ovvero un servizio basato sul Sūtra del Loto, appariranno sul Sacro Monte dell’Aquila innanzi al Buddha.

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Il Toba

 

Il termine Toba, o Sotoba 卒塔婆 deriva dalla traslitterazione della parola sanscrita Stupa, che originariamente indicava un tumulo, un monumento o una tomba. Successivamente, è diventato un termine per indicare una torre in cui sono custodite le reliquie del Buddha. I Sotoba furono eretti in gran numero in India dopo la morte del Buddha Shakyamuni, per onorare le sue virtù e commemorare la sua figura.

L’usanza di erigere un Sotoba durante i servizi commemorativi e pregare per la pace degli antenati deriva da questa tradizione. Il Sotoba utilizzato durante i servizi commemorativi è una versione semplificata che richiama la forma di una stupa.

Nel capitolo XXI del Sutra del Loto “Poteri Sovrannaturali del Tathagata” è descritta l’offerta di costruire uno stupa.

 

Uno stupa dovrebbe essere eretto e dovrebbero essere fatte offerte ad esso. Sappiate che il luogo dove lo stupa è eretto è il luogo di illuminazione.

 

Nelle varie tradizioni Buddhiste giapponesi gli stupa vengono iscritti e dedicati ai defunti come offerta dei meriti accumulati attraverso la nostra pratica.

Nichiren Shōnin ha scritto una lettera quando viveva presso l’eremitaggio sul Monte Minobu indirizzata a Nakaoki-nyudo di Sado datata 30 novembre 1279 e contiene la rivelazione di tutti i meriti che si accumulano nell’erigere un toba in occasione del tredicesimo servizio memoriale per la nipote di Nakaoki-nyudo. Nella Nichiren Shū, questa lettera è divenuta il caposaldo dell’attuale pratica di erigere un toba per il riposo di un defunto.

 

Se erigi un toba alto 16 piedi (4,87 metri) per il tredicesimo anniversario della morte di tua figlia e iscrivi i sette caratteri di Namu Myōhō Renge Kyō su di esso, i venti del nord raggiungeranno i mari del sud, permettendo ai pesci di liberarsi dalla sofferenza. Quando i venti dell’est raggiungeranno le montagne dell’ovest, soffieranno sugli uccelli e sui cervi che vivono lì, permettendo loro di sfuggire al mondo degli animali e rinascere nel Paradiso Tusita. Spero che adesso tu comprenda il grande merito del sotoba. Non c’è bisogno di dire che il suo merito sarà accumulato dagli esseri umani che toccano questo sotoba o che lo contemplano. In virtù del merito di questo sotoba, i tuoi parenti defunti emetteranno luce dai loro corpi, proprio come il sole e la luna, e illumineranno la Terra Pura dove dimorano. Inoltre, non solo il figlio [che esprime un sentimento] filiale, ma anche sua moglie e i suoi figli, vivranno lunghe vite in virtù di questo merito. Dopo la loro morte saranno in grado di riunirsi con i loro parenti defunti nella Terra Pura sul Sacro Monte dell’Aquila. Questo è certo tanto quanto vedere il riflesso della luna in un uno stagno con acque quiete, o quanto ascoltare il suono quando si percuote un tamburo. Fai sempre attenzione a iscrivere il sotoba con il titolo del Sūtra del Loto.

 

In virtù di questa rivelazione di Nichiren Shōnin, i seguaci della Nichiren Shū erigono sempre un sotoba con iscritto Namu Myōhō Renge Kyō in occasione della commemorazione di un defunto.

 

Inoltre, in Kaikyoge, i versi di apertura del Sūtra, è detto:

 

Attraverso i meriti di questo Sūtra, chiunque può espiare i propri peccati, fare del bene e conseguire l’illuminazione del Buddha, che creda o calunni questo Sūtra.

 

In virtù di questo, il toba può essere offerto anche a una persona che in questa vita non ha incontrato il Buddhismo, ma, condividendo i meriti, creeremo una connessione causale col Sutra del Loto, grazie alla quale il defunto sarà in grado di avvicinarsi al Buddha.

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Un toba ligneo, in cui è iscritto l’Odaimoku e il nome del defunto, secolare o di Dharma, è formato da cinque sezioni che rappresentano i cinque elementi: terra, acqua, fuoco, aria e vuoto. Il quadrato corrisponde alla terra, il cerchio all’acqua, il triangolo al fuoco, il semicerchio all’aria e il vuoto è simboleggiato da un gioiello. La sezione quadrata in basso indica la terra. L’acqua è posizionata sopra la terra perché cade sul terreno. Poiché il fuoco ha la tendenza a salire in alto, sopra l’acqua, è posto sopra. L’aria può librarsi più in alto del fuoco, quindi si trova sopra e poiché vuoto significa non-sostanzialità, è situato sopra gli altri elementi.

Nichiren Shōnin ha insegnato che il nostro corpo, così come i fenomeni dell’universo, è originariamente composto dai cinque elementi: terra, acqua, fuoco, aria e spazio. Questi cinque elementi attraversano costantemente cicli di formazione e distruzione: un essere umano, dopo la morte, ritorna agli elementi e il corpo fisico non esiste più, ma il karma del defunto continua a esistere, migrando nell’esistenza successiva.

Il nostro Fondatore ha detto che i cinque caratteri myo ho ren ge kyo corrispondono ai cinque elementi, iscrivendo il nome del defunto nel toba, accumuliamo meriti per avvicinarlo al regno della Buddhità.

 

Diagramma di un toba semplice

                      

                                           Fronte                                    Retro

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il significato dell’offerta

La parola Fuse 布施 deriva dal termine sanscrito Dāna, che significa dare generosamente.

Dāna rappresenta uno dei mezzi per realizzare il mondo ideale del Buddhismo, attraverso l’atto di donare agli altri. Esistono tre tipi di donazione: Hōse 法施, offerta del Dharma, Zaise 財施, offerta materiale e Muise 無畏施, offerta di coraggio. Hōse si riferisce all’insegnamento del Dharma, essenziale per una vita corretta e rappresenta un’offerta spirituale e immateriale. Questo è dovere dei monaci. Zaise è l’atto di esprimere gratitudine per l’insegnamento del Dharma donando denaro o beni materiali al tempio. Muise significa offrire sicurezza e conforto a chi è afflitto da ansia o paura. È un’espressione della compassione del Buddha ed è un atto di gentilezza che chiunque può compiere. Significa anche impegnarsi nel sentiero del Buddha senza paura.

Pertanto, l’offerta materiale è una risposta all’offerta del Dharma ricevuta durante le cerimonie funebri e i servizi memoriali. Non esiste una cifra fissa o obbligatoria per l’offerta. Infatti, se si consulta il tempio, è probabile che la risposta sia: “L’importo è a vostra discrezione”. In termini di importo, se la famiglia può permetterselo, non c’è limite a quanto si può donare e non sarà mai considerato troppo. D’altra parte, anche una piccola somma, se rappresenta il massimo sforzo della famiglia, è più che sufficiente.

 

 

Conclusione

Il mondo in cui viviamo è chiamato Mondo di Sahā, ovvero il mondo di sofferenza in cui gli abitanti sono soggetti a nascita e morte e devono esercitare pazienza e sopportazione. Le cosiddette ricchezze di questo mondo, come il denaro, lo status sociale e la posizione, hanno valore solo in questa vita. L’unica vera ricchezza che conserva il suo valore anche dopo la morte sono le virtù che abbiamo accumulato durante la nostra esistenza terrena. 

Nel Sutra del Loto, il Buddha Shakyamuni insegna che l’unico modo per ottenere virtù, che è la ricchezza dell’aldilà, è ascoltare gli insegnamenti del Sutra del Loto e metterli in pratica, vivendo una vita in armonia con essi.

Nichiren Shōnin ha dichiarato:

 

Recitare l’Odaimoku con il corpo, la bocca e la mente è il modo per accumulare virtù e risparmiare ricchezza per la prossima vita.

 

Celebrare un servizio Buddhista significa dedicare le virtù del Sutra del Loto al defunto, onorando la sua memoria, esprimendo gratitudine per le sue virtù e pregando per la sua illuminazione. Allo stesso tempo, i partecipanti, attraverso la recitazione dell’Odaimoku e la preghiera, accumulano virtù per se stessi e risparmiano “ricchezza” per il futuro. Questo è il profondo significato del servizio memoriale. 

Attraverso la venerazione degli antenati, la cerimonia memoriale diventa un’opportunità per riflettere sulla nostra vita e sulla nostra esistenza. Non dovrebbe essere visto semplicemente come un evento formale, ma come un’occasione per ciascuno di noi di ritrovare una più profonda umanità. 

Esprimere gratitudine verso gli antenati che hanno contribuito a costruire ciò che siamo oggi è un atto di riconoscimento e rispetto. Questo non solo ci connette alle nostre radici, ma ci ricorda che le virtù che accumuliamo in questa vita sono il vero tesoro che portiamo con noi, oltre la morte. 

Il servizio memoriale per gli antenati è un ponte tra il passato e il futuro, un momento per onorare chi ci ha preceduto e per preparare il nostro cammino spirituale. Attraverso questa pratica, non solo sosteniamo i defunti nel loro viaggio, ma rafforziamo anche il nostro legame con il Dharma, trovando ispirazione per vivere una vita più consapevole e compassionevole. 

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